PRINCIPIO DI IMMEDIATEZZA DELLA
CONTESTAZIONE DISCIPLINARE -
Entro quale tempistica il datore di
lavoro deve promuovere una contestazione disciplinare?
Cari
lettori, l’Avvocato del Lavoro in questo articolo affronta un aspetto
controverso in materia di contestazione disciplinare commentando una recente
sentenza della Cassazione (Cass. Sez. Lav. 11 aprile 2017, n. 9285 - Pres. Amoroso;
Rel. Esposito; P.M. Mastroberardin; Ric. U.L.; Controric. S.E.V.E.L. S.p.A).
L’Avvocato
del Lavoro anzitutto chiarisce che, il principio di immediatezza della
contestazione disciplinare deve essere inteso in senso relativo, ovvero la
tempistica può subire variazioni in base alla complessità della struttura
organizzativa dell’impresa, la quale ha un peso rilevante tanto da poter far
ritardare l’emissione della contestazione disciplinare; in tali ipotesi,
dunque, il predetto principio può incidere sul tempo, il quale potrebbe essere più
o meno lungo, restando in ogni caso riservata al giudice la valutazione delle
circostanze sia di fatto che in concreto possono giustificare o meno il ritardo,
come accaduto nella sentenza oggetto del commento del Nostro Avvocato del
Lavoro.
Il
requisito dell’immediatezza della
contestazione è posto a tutela del lavoratore ed inteso a consentirgli
un’adeguata difesa, al fine di contrastare più efficacemente il contenuto degli
addebiti, e, nel caso di ritardo della contestazione, ha altresì lo scopo di
tutelare il legittimo affidamento del prestatore (in relazione al carattere
facoltativo dell’esercizio del potere disciplinare, nella cui esplicazione il
datore di lavoro deve comportarsi in conformità ai canoni di correttezza e
buona fede) sulla mancanza di connotazioni disciplinari del fatto (cfr., ex
aliis, Cass. n. 13167/2009). Ne consegue che “il ritardo nella
contestazione può costituire un vizio del procedimento disciplinare solo ove
sia tale da determinare un ostacolo alla difesa effettiva del lavoratore,
tenendo anche conto che il prudente indugio dei datore di lavoro, ossia la
ponderata e responsabile valutazione dei fatti, può e deve precedere la
contestazione anche nell’interesse del prestatore di lavoro, che sarebbe
palesemente colpito da incolpazioni avventate o comunque non sorrette da una
sufficiente certezza da parte del datore di lavoro”.
La
Suprema Corte ha ribadito il principio secondo cui «il principio dell’immediatezza della contestazione disciplinare, non
consente all’imprenditore-datore di lavoro di procrastinare la contestazione
medesima in modo da rendere difficile la difesa del dipendente o perpetuare
l’incertezza sulla sorte del rapporto, in quanto nel licenziamento per giusta
causa l’immediatezza della contestazione si configura quale elemento
costitutivo del diritto di recesso del datore di lavoro.
Pertanto, il criterio di
immediatezza va inteso in senso relativo, dovendosi tener conto della
specifica natura dell’illecito disciplinare, nonché del tempo occorrente per
l’espletamento delle indagini, tanto maggiore quanto più è complessa
l’organizzazione aziendale.».
L’Avvocato
del Lavoro chiarisce che nel caso di specie della sentenza sopracitata, la
Corte d’Appello aveva congruamente motivato le ragioni in virtù delle quali
doveva escludersi la tardività della contestazione, ovvero le considerevoli
dimensioni aziendali, la complessità dei fatti di cui l’imputazione penale, le
difficoltà delle indagini investigative e la molteplicità di soggetti coinvolti
nell'interno dell’indagine.
Pertanto, è consigliabile rivolgersi ad un Avvocato
del lavoro per sapere preventivamente quando e se sussistono i
presupposti affinché un’azienda possa avanzare una contestazione disciplinare e
di conseguenza procedere efficacemente all’impugnazione in virtù della
violazione del principio di immediatezza della contestazione disciplinare.
Per maggiori informazioni e per contattare i nostri Avvocati: studiolegale@dirittissimo.com
www.dirittissimo.com - sezione lavoro
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