TFR NON PAGATO O PAGATO IN RITARDO AI PUBBLICI DIPENDENTI : COME FAR VALERE
I PROPRI DIRITTI?
Il TFR è una
retribuzione differita, ovvero una somma accantonata dal datore di lavoro che
viene corrisposta al dipendente alla conclusione del rapporto di lavoro.
Conosciuto anche come liquidazione o buonuscita, il TFR spetta sia ai dipendenti
privati che agli statali.
Sussiste tuttavia una disparità di trattamento
relativamente alla liquidazione del TFR (trattamento di fine rapporto) e TFS
(trattamento di fine servizio) tra dipendenti pubblici e privati.
Infatti se sei un dipendente pubblico, sai che i
tempi di attesa per ricevere il TFR sono molto più lunghi rispetto ai tempi per
i lavoratori dipendenti privati!
E tale disparità potrebbe essere incostituzionale
come presto ci dirà la Corte Costituzionale.
La problematica è stata oggetto di varie pronunce da parte della
giurisprudenza, atteso che tale ritardo per i dipendenti pubblici potrebbe
essere incostituzionale, ma nonostante ciò, il TFR continua ad essere pagato con colpevole ritardo.
Infatti, gli statali devono attendere diverso tempo - fino ad un massimo
di 27 mesi -
per ricevere il TFR.
Qual è la motivazione
alla base di questa disparità di
trattamento e qual è l’orientamento della giurisprudenza in merito?
TFR dipendenti
pubblici: tempi per il pagamento e rateizzazione
Mentre per i dipendenti privati è il CCNL di riferimento a stabilire i
tempi e le modalità per il pagamento del TFR, per gli statali, invece, sono due
le norme alle quali fare riferimento: il Decreto Salva Italia 2011 e la Legge di Stabilità del 2014.
Nel dettaglio, con il primo è stato deciso che il TFR deve essere pagato:
- entro 105 giorni: se il rapporto di
lavoro è cessato per inabilità o decesso;
- dopo 2 anni: se il rapporto di lavoro
è cessato per dimissioni volontarie, licenziamento o destituzione.
La Legge di Stabilità del 2014, ha aggiunto che questo debba essere pagato:
- dopo 1 anno: se il rapporto di lavoro
è cessato per il pensionamento e raggiungimento dei requisiti di servizio
o età.
Scaduti questi termini, inoltre, l’Inps ha tempo altri 3 mesi per poter procedere al
pagamento della TFR;
quindi, nel peggiore dei casi per ottenere la buonuscita si rischia di dover
attendere fino a 27 mesi.
Il TFR, infatti, viene pagato in
un’unica soluzione quando l’importo non supera i 50mila euro (prima della Legge
di Stabilità il limite era di 90.000€); in caso contrario l’erogazione avviene
in due (se importo
compreso tra i 50mila e i 100mila euro) o tre tranche annuali.
Trattenere la liquidazione per così tanti mesi potrebbe essere incostituzionale; lo ha stabilito il
Tribunale del Lavoro di Roma, il quale ha rivolto la questione alla Corte Costituzionale.
Nello specifico, una dipendente del Ministero della Giustizia si è rivolta
al Tribunale del Lavoro di Roma per fare ricorso contro l’INPS, colpevole di
aver trattenuto la sua liquidazione per più di 27 mesi.
Il Tribunale di Roma ha accolto il suo ricorso dichiarando che le misure
introdotte per far fronte alla crisi economica del Paese non possono essere “permanenti
e definitive”. Queste essendo legate alla gravità della situazione
economica in un determinato periodo di crisi devono venir meno una volta che
viene ristabilita la normalità.
Ecco perché oggi questa differenza di trattamento tra dipendenti pubblici e
privati non ha motivo di esistere.
Inoltre, come ribadito dai giudici del Tribunale di Roma, il TFR va retribuito tempestivamente poiché
bisogna considerare che il lavoratore “specie se in età avanzata, in molti
casi si propone, proprio attraverso l’integrale ed immediata percezione del
trattamento, di recuperare una somma già spesa o in via di erogazione per le
principali necessità di vita ovvero di fronteggiare in modo definitivo impegni
finanziari già assunti”.
Ritardare il pagamento del TFR per i dipendenti pubblici potrebbe
equivalere quindi ad una violazione
delle norme della Costituzione. Ora l’ultima decisione spetterà alla Corte
Costituzionale la quale avrà il dovere di valutare la questione di incostituzionalità mossa
dal Tribunale di Roma.
E’ possibile per tutti coloro che siano DIPENDENTI PUBBLICI e si trovino in
codesta situazione, rivolgersi ai nostri avvocati del Lavoro e proporre ricorso
presso il Tribunale del Lavoro competente!
Per maggiori info e per conoscere la procedura, scrivi a: studiolegale@dirittissimo.com
www.dirittissimo.com - sezione lavoro
www.dirittissimo.com - sezione lavoro